Navigando nell’Era Post-Digitale: dalla democratizzazione a un nuovo modello capitalistico

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L'”Era Post-Digitale” è diventata un tema ricorrente nei miei post, e per un buon motivo. In questa nuova era, la tecnologia digitale diventerà così onnipresente che non ne riconosceremo più la presenza, ma solo l’assenza, come quando si interrompe la corrente elettrica.

La domanda più ovvia da porsi: come passeremo dall’Era Digitale a quella Post-Digitale?

Partiamo dal considerare la nostra transizione verso l’era post-industriale. Con il passaggio dall’industria ai servizi, alle tecnologie dell’informazione e all’automazione, abbiamo dato vita a un nuovo modello economico: la “servitizzazione“. Guardando al passato, è difficile immaginare che qualcuno avrebbe potuto prevedere questo tipo di sviluppo durante l’Era Industriale.

La semplice verità è che spetta a ciascuno di noi essere agile e adattarsi al cambiamento. Questo aspetto è ancora più importante quando ci prepariamo all’era post-digitale, già pronta a generare cambiamenti senza precedenti nella società e nell’economia globale.

Per colmare questo divario, ci rivolgiamo ai futuristi per la loro abilità unica di anticipare il cambiamento, analizzarne l’impatto potenziale e darci un’idea di ciò che ci aspetta. Naturalmente, mi rendo conto che si tratta di un argomento complesso e che, per esplorarlo in profondità, non basterebbe un semplice articolo, ma ci vorrebbe un intero libro. Pertanto, quella che presenterò qui è una breve introduzione, con la promessa che ne arriveranno altre.

Vi anticipo che i cambiamenti a cui stiamo assistendo sono così radicali da non poterli ridurre a semplici innovazioni tecnologiche. Piuttosto, sono i quattro paradigmi sociali – ordine, conflitto, struttura e azione – a subire una profonda trasformazione. Tali aspetti non saranno approfonditi in questo articolo, ma voglio sottolinearne la loro importanza per comprendere e riconnetterci con i mutamenti massicci che stanno avvenendo sotto i nostri occhi.

Liberare il potere della digitalizzazione: consentendo il progresso e la trasformazione

L’arrivo sul mercato del PC ha segnato una svolta significativa nel mondo dell’informatica. Per la prima volta, la sua potenza non era più confinata ai data centers gestiti dai tecnici in camice bianco. Il fatto che fosse accessibile al grande pubblico segnò un enorme cambiamento e aprì la strada alla rivoluzione digitale che sarebbe seguita di lì a poco.

Tuttavia, dobbiamo attendere la fine degli anni 2000 per assistere alla vera democratizzazione della potenza di calcolo, quando lo smartphone è entrato in scena. Improvvisamente, il mondo digitale era a portata di mano, disponibile a prescindere dal tempo e dal luogo di utilizzo. Questo straordinario cambiamento di accessibilità ha modificato l’interazione sociale e con la tecnologia in modi che solo ora stiamo iniziando a comprendere appieno.

Lo smartphone, ad esempio, ha inciso profondamente sul nostro comportamento e sul nostro senso del luogo. Oltre al suo potere di connetterci e di svolgere attività quotidiane, come prenotare vacanze o ascoltare musica, il suo impatto più significativo è stato quello di generare una nuova consapevolezza del ruolo dell’individuo nei sistemi sociali ed economici. L’avvento dello smartphone ci ha dato un maggiore senso di controllo e di libertà sulle nostre azioni, indipendentemente dai vincoli geografici o sociali. Ha anche aperto la strada a un ruolo più diretto e autonomo nel plasmare le dinamiche della società, della politica e dell’economia.


Nell' 'Era Post-Digitale', la tecnologia sarà così onnipresente che non potremo più farne a meno, ma come avverrà la transizione? Condividi il Tweet

Disintermediazione e decentralizzazione come catalizzatori del cambiamento

Comprendere le implicazioni della disintermediazione e del decentralizzazione è essenziale per chiunque voglia navigare nel panorama, in rapida evoluzione, dell’era post-digitale. Dico questo perché tali fenomeni hanno implicazioni di vasta portata per tutti gli aspetti della società, compresi i paradigmi di ordine, conflitto, struttura e azione.

La disintermediazione è nata dal desiderio di assumere il controllo e di eliminare gli intermediari in ogni ambito, dall’informazione e dalla finanza alla leadership politica. Tale processo, non solo spinge gli individui a cercare fonti di informazione alternative, al di là dei media tradizionali, ma alimenta anche il loro desiderio di svolgere un ruolo più diretto e autonomo nel potere democratico.

Basta guardare all’ascesa delle criptovalute, che ci hanno dimostrato come si può creare e utilizzare la moneta senza bisogno dell’intermediazione delle banche centrali. Questo approccio decentralizzato sfida le nozioni tradizionali di strutture di potere finanziario, così come apre nuove possibilità di libertà e autonomia finanziaria.

La decentralizzazione, spesso vista come la forza trainante della disintermediazione, cerca di distribuire il potere e le funzioni, precedentemente gestite a livello centrale, agli stakeholder presenti nei livelli inferiori. Inoltre, così come consente la disintermediazione dalle autorità monetarie centrali nel settore finanziario, allo stesso tempo, nel contesto costituzionale, ha aperto la strada all’esercizio del potere democratico da e per il popolo. La democrazia diretta consente agli individui di assumere il controllo delle decisioni che influiscono sulla loro vita, alterando le tradizionali dinamiche di potere e ridisegnando il modo in cui affrontiamo la Governance e i sistemi finanziari.

Con gli odierni progressi tecnologici, il termine “indiretto” nella definizione di potere democratico non è più valido. Ad esempio, l’uso di evidenze informatiche nei tribunali ha dimostrato come la volontà del pubblico abbia potere e influenza.

Post-digital-society

L’emergere di un nuovo modello capitalistico

I cambiamenti sociali di cui abbiamo parlato avranno un impatto a cascata sui nostri attuali modelli economici, in particolare sul capitalismo degli azionisti, che continua a dominare l’Occidente. Questo modello pone al centro gli interessi di un gruppo selezionato di stakeholder, gli azionisti. Tuttavia, con l’aumento della disintermediazione e della decentralizzazione, sta diventando sempre più evidente che un’economia incentrata sugli azionisti potrebbe non essere più sostenibile. Il passaggio a un modello economico più equo, che avvantaggi in egual misura tutti gli stakeholder, diventerà probabilmente più urgente man mano che questi fenomeni sociali continueranno ad affermarsi.

In effetti, il World Economic Forum sta già sostenendo la necessità di una transizione verso il capitalismo degli stakeholder. Questo modello riconosce e dà priorità agli interessi di tutti gli stakeholder, compresi dipendenti, clienti, fornitori, azionisti e pianeta, senza alcun trattamento preferenziale. A mio avviso, invece di aspettare che le azioni dei nostri leader si allineino alle loro parole, dobbiamo assumere un ruolo attivo nel plasmare il nostro futuro post-digitale.

Abbiamo tutte le ragioni per aspettarci un futuro in cui la tecnologia sia perfettamente integrata nella nostra vita quotidiana. Man mano che i nativi digitali diventeranno la maggioranza, assisteremo a uno spostamento significativo verso una società post-digitale, in cui la rivoluzione tecnologica non sarà più la forza trainante del cambiamento sociale. Tuttavia, questo è solo l’inizio e sono entusiasta di approfondire questo tema nel mio prossimo libro. Restate sintonizzati!Iscriviti alla nostra newsletter

 

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